Fem un vermut! Alla scoperta del vero aperitivo di Barcellona (e di una ricetta per farselo in casa)
- Vasco Rialzo
- 27 set 2018
- Tempo di lettura: 3 min
Non tutti sanno che a Barcellona è abitudine buona e comune bere vermut. E che questo vino speziato rappresenta il vero aperitivo della città catalana. Il vermut è infatti una tradizione locale importante, le cui origini si legano a Torino e all'invenzione di questa bevanda, che si può facilmente preparare anche in casa.

Sorge legittima una domanda. Ovvero cosa c'entra Barcellona e la Catalogna con il vermut, visto che è una nota specialità italiana, tanto da avere ricevuto proprio di recente l'indicazione geografica. In effetti la prima ricetta di questo vino aromatizzato nasce nell'Italia settentrionale intorno al XVI secolo, quando veniva preparato come bevanda medicinale. Bisogna però attendere il 1786 perché venga prodotto l'autentico vermut che oggi conosciamo. L'idea fu di Antonio Benedetto Carpano, un appassionato di vino moscato che lavorava in una bottega del centro di Torino.

Il suo ragionamento fu semplice: se il vino moscato era già buono di suo, la sapiente aggiunta di erbe locali e spezie esotiche lo avrebbe reso ancora più buono. Detto fatto. Seguendo le antiche procedure di macerazione che gli insegnarono i monaci di allora, Antonio ottenne un vino liquoroso dall'aroma unico e dalle proprietà medicamentose, che chiamò vermut in riferimento alla principale essenza utilizzata, l'assenzio maggiore (Artemisia absinthium), che in tedesco si chiama appunto Wermut. La bevanda riscosse immediatamente grande successo e cominciò la sua inarrestabile ascesa alle stelle.
Stelle regali, visto che si narra che il Re Vittorio Amedeo II smise di ordinare (e sbevazzare) il suo amato rosolio per passare al vermut, che aveva assaggiato per caso dopo avere ricevuto una bottiglia in dono. Lo stesso Re Carlo Alberto fu un affezionato consumatore di vermut preparato secondo l'antica ricetta di Carpano, di cui divenne un fedele cliente. Fu anche grazie a queste nobili preferenze che il vermut continuò indefesso a diffondersi rapidamente in tutto il mondo.

Nel tempo la ricetta orginaria fu poi adottata anche da grandi marchi come Martini & Rossi, Cinzano e Gancia, che contribuirono in maniera sostanziale a far conoscere questo vino liquoroso dal sapore amarognolo e dalle proprietà digestive e tonificanti. In base al vino utilizzato, veniva (e viene) prodotto in versione sia bianca che rossa. La prima divenne presto specialità tipica della Francia meridionale. La seconda, considerata più tradizionale, trovò presto in Catalogna una nuova e accogliente dimora, fino a diventarne simbolo e rituale dell'aperitivo.

Così il vermut ha presto acquisito tre livelli produttivi: quello più commerciale, utilizzato soprattutto per la preparazione dei cocktail e in mano ai grandi marchi industriali; quello artigianale gestito da piccole aziende specializzate in prodotti pregiati e da degustazione; e quello domestico per uso familiare e da bere in compagnia di amici. Quest'ultima tipologia è la più amata perché ciascun appassionato personalizza il proprio vermut giocando su spezie ed erbe, ottenendo un prodotto casalingo di qualità (quasi sempre) eccelsa.

Ecco una ricetta speciale, piemontese e catalana insieme: 100 grammi di alcol puro, 2 litri di vino moscato (più è buono il vino, più sarà buono il vermut), 100 grammi di zucchero, 4 grammi di assenzio maggiore, 4 grammi di fiordaliso, 4 grammi di radice di cardo marino, 4 grammi di semi di coriandolo, 4 grammi di china, 4 grammi di scorza di limone, 4 grammi di scorza d'arancia, 1 grammo di cannella, 1 grammo di noce moscata, 1 grammo di fiori di camomilla, 1 grammo di chiodi di garofano, 1 grammo di foglie di salvia, 1 grammo di radice di genziana, 1 grammo di zenzero secco e 1 grammo di cardamono. Tutte le spezie vanno pestate e schiacciate con un mortaio, poi vanno aggiunte all'alcol e al vino moscato. Dopo avere mescolato l'aromatico intruglio, lo si lascia in macerazione a temperatura ambiente per trenta giorni, agitandolo ogni giorno. Poi si filtra con carta bibula per liquori, si imbottiglia e si lascia riposare il vermut per quattro settimane prima di consumarlo.
Il vermut così ottenuto va gustato con una fettina di arancia, un paio di cubetti di ghiaccio e un po' di olive in salamoia, possibilmente con vista mare, senza pensieri negativi in corso, in compagnia di buoni amici o, meglio ancora, di sconvolgenti anime gemelle, con il sole al tramonto, nessun rompiscatole intorno, lontano dallo stress e dalla fretta, con un po' di musica in sottofondo o anche senza, in uno stato di libertà mentale e serenità spirituale che mai si riesce ad avere, ma magari, dopo un buon vermut, lo si riesce a conquistare. Provare per credere.
P.S.: se volete che lo prepariamo insieme, organizzo un divertente laboratorio che finisce sempre con una bella bevuta di pignoletto dei colli bolognesi, che non c'entra niente con il vermut, ma tant'è.

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