Ma è vero che il famoso architetto Antoni Gaudí si drogava?
- Vasco Rialzo
- 21 set 2018
- Tempo di lettura: 3 min
Chi visita Barcellona si imbatte spesso nella "leggenda" secondo cui il famoso architetto Antoni Gaudí facesse uso di sostanze stupefacenti per potere esprimere il suo genio artistico. Ho provato a raccogliere informazioni e testimonianze, e ho concluso che una risposta certa non c'è. In ogni caso, era sicuramente un profondo conoscitore e interprete della natura e della sua simbologia.

È uno dei temi che più mi piace trattare quando Flavia ed io raccontiamo Barcellona a nuestra manera. Molte persone già conoscono questa storia legata al noto architetto, altre la ignorano completamente, ma di fatto è una nozione ben radicata e diffusa, che incuriosisce tanto perché se da un lato può affascinare che un artista alteri il suo stato mentale per liberare pienamente l'arte che ha dentro, dall'altro può ridurne il talento e apparire come uno sgradevole espediente.

Protagonista indiscusso di questa immagine di un Gaudí avvezzo alla psichedelia è l'ovulo malefico, un bellissimo fungo il cui nome scientifico è Amanita muscaria. È un organismo vistoso e appariscente, dai colori vivaci e inconfondibili, che cresce in autunno nei boschi di latifoglie e conifere. Il termine latino muscarius rimanda alle mosche e a un'antica pratica volta alla loro eliminazione. Il fungo viene schiacciato e macerato in una ciotola piena di latte, che si trasforma così in una terribile pozione letale. Le mosche che si posano sul recipiente per nutrirsi del latte muoiono di lì a poco, tanto sazie e soddisfatte quanto avvelenate a morte dalle tossine del fungo.

Per l'uomo invece non è un fungo mortale bensì solo tossico, a differenza dell'amanita falloide (Amanita phalloides), suo "sbiadito" parente. Anzi, è noto che fin dall'antichità l'ovolo malefico venga utilizzato come droga dagli effetti eccitanti e allucinogeni. Pare infatti che il suo consumo provochi un potente stato di frenesia, eccitazione, allucinazione e sedazione, migliorando le prestazioni psicofisiche e donando gradevoli visioni. Si ricorreva a questo fungo considerato magico prima delle battaglie, durante le cerimonie religiose, come privilegio riservato alle classi sociali più abbienti, in occasione di duri lavori e grandi fatiche.

Ma non solo. All'ovolo malefico si attribuiscono poteri soprannaturali, che permettono al suo consumatore di entrare in contatto con spiriti e defunti, di interpretare sogni e pensieri, di muoversi nel tempo tra passato e futuro, di curare malanni ostici e misteriosi, di comunicare con divinità ed entità extraterrene. In passato popoli artici e vichinghi sono stati i principali a farne uso, ma non gli unici. Oggi è considerata una "smart drug" e viene ricercata per sentirsi particolarmente felici, allegri ed euforici, e godersi le piacevoli allucinazioni visive e uditive provocate dal fungo. Naturalmente non mancano i tanti e anche pericolosi effetti collaterali.

Bene. Ora che sapete un po' di cose su questo fungo, torniamo alla domanda iniziale. Antoni Gaudí era davvero un drogato? Usava l'ovolo malefico per liberare la sua arte? Poteva essere insieme tanto spirituale quanto psichedelico? Non c'è una risposta definitiva. Ci sono tante opinioni, tra loro anche molto contrastanti. Da un lato c'è chi sostiene con fermezza che sia vero, che esistano testimonianze e fonti che avvallano questa ipotesi. Dall'altro c'è chi afferma che è altamente improbabile che un uomo "aficionado al café con leche, (que) seguía una dieta casi vegetariana y (que) vivía como una persona pobre", si drogasse per esprimere la propria arte.

Chi ha ragione? Non so. Penso non sia sufficiente un comignolo a forma di fungo allucinogeno per dare del drogato al suo fautore, né un'analisi superficiale del suo stile di vita per considerarlo un santo. Gaudí era un profondo conoscitore della natura e delle sue innumerevoli proprietà, di carattere sia terapeutico e scientifico che simbolico e spirituale. Le sapeva associare con eccezionale sapienza, giocando abilmente con significati, immagini e funzioni. Era uno sperimentatore, umile e appassionato. E, come tale, non è da escludersi che abbia provato su di sé gli effetti di sostanze derivanti da alcuni organismi viventi. Ma fatico a credere che fosse sempre costretto a "farsi" per dare sfogo alla sua arte. Faccio altrettanta fatica a riconoscerlo come un rigido benpensante, che stava rigorosamente alla larga da funghi moschicidi perché anche allucinogeni.

Qualunque sia la verità, a me piace pensarlo come un artista folle, inquieto e curioso, con una pluralità di visioni della vita, che credeva contemporaneamente e con la stessa fede sia nella spiritualità divina sia nella natura biologica. Io me lo vedo assorto nei suoi pensieri mentre progetta, disegna e costruisce con la mente, dialogando con entità superiori e terrene, rivolgendo a entrambe preghiere e confessioni, emozionandosi per la bellezza della natura e delle sue infinite creazioni. Funghi rossi a pois bianchi inclusi. Un artista spiritualmente religioso, scientificamente naturalista e occasionalmente psichedelico. Un'immagine forse dissacrante, insolita ed eccessiva, ma che rivela tanto di questo straordinario personaggio e della sua maestria.
Spazio social
Comments